Titolo:Luciano Ceschia: il rilancio di un grande scultore

Data:01.05.2020

Testi:Anna Romanin

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Luciano Ceschia: il rilancio di un grande scultore

Gong da Hiroshima Fusione in bronzo, 1961
Diametro cm 90

Gong da Hiroshima (altra versione) Fusione in bronzo, 1961
Diametro cm 90

Viaggi, vite altrove, esperienze e i ritorni in friuli: luciano ceschia è disegnatore, ceramista, scultore, sperimentatore, celebrato in vita ma ignorato da critica e mercato negli ultimi anni. Oggi copetti antiquari si sono posti un obiettivo: riportarlo nel mercato dell’arte tra i maestri del novecento, dopo aver condiviso con lui progetti, amore per l’arte, momenti conviviali. E una certa passione per la ceramica.

Luciano Ceschia (Coia di Tarcento 1925 – Udine 1991) è per i Copetti un amore giovanile, nato ancora prima della omonima galleria antiquaria. Li avvicina il legame con la stessa terra di provenienza – come per DinoMirko e Afro Basaldella – e un rapporto personale. A metà anni Settanta, Giorgio Copetti incontra Ceschia nella “collina dei ciliegi” di Collalto, ed è colpito dalla vitalità del Maestro e dalle sculture in ceramica e ferro. Il rapporto tra i due si stringe. È del 1989 – 1990 il progetto “5×5=25”: cinque artisti friulani – Aldo Colò, Carlo Ciussi, Darko Bevilacqua, Tonino Cragnolini e appunto Ceschia – e altrettanti piatti d’artista. Misure, forme, dettagli, si decidono al desco, Giorgio cerca di metterli d’accordo intorno alla tavola. Momenti indelebili nella memoria.

Gli anni Ottanta in Friuli sono quelli del post terremoto, un clima di ricostruzione fisica e psichica. Sono gli anni in cui Ceschia è celebrato in Italia e all’estero, in cui scrive le memorie “Inverni e primavere” che saranno pubblicate postume nel 2004. Nel 1984 la Regione Friuli Venezia Giulia promuove la mostra itinerante a New York che ha il catalogo firmato da Enrico Crispolti. L’anno precedente l’assessorato del lavoro ed emigrazione regionale aveva organizzato un corso di scultura per figli di emigranti nell’atelier di Collalto. Luciano Ceschia era diventato punto riferimento per le giovani generazioni di scultori: si interessava a loro e meno al mercato dell’arte, così, alla morte, è agli eredi che spetta la catalogazione e la valorizzazione delle opere.

Ceschia è protagonista –assieme ad Anzil, Zigaina, Pizzinato ed altri importanti artisti – del realismo del dopoguerra, è stato da un lato, e specie nelle celebri terrecotte, scultore di miti ancestrali, dall’altro, attraverso il passaggio informale, un attento osservatore del presente nelle sue contraddizioni e nelle sue speranze.

Lontano dalle mode, pratico, schivo quanto basta, in vita Ceschia gestisce le vendite in autonomia e non ha gallerie a sostegno. Nel 2018 Copetti Antiquari acquistano dalla famiglia una selezione di disegni e sculture: quaranta opere realizzate a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Questo consente il ritorno di Ceschia nelle fiere internazionali, ma soprattutto definisce il progetto preciso dei Copetti: riportarlo tra i grandi artisti del Novecento, anche oltre i confini regionali dove non è mai stato dimenticato. Nella primavera del 2019, Ceschia è prima tra gli artisti portati dai Copetti a Modenantiquaria e poi è il protagonista della mostra retrospettiva “Luciano Ceschia. Tra realtà e artificio”. Disegni, sculture in bronzo, ceramica e ferro esposti per due un mesi nella galleria di via Sarpi, nel centro storico di Udine, riscuotono successo. Il catalogo, a firma di Isabella Reale, si può richiedere direttamente ai galleristi, mentre qui si vede il video dell’inaugurazione.

Porta da Hiroshima
Ceramica policroma, 1962 cm 150×72

La produzione ceramica di Ceschia bene si profila e si colloca all’interno della vivace stagione informale della ceramica italiana, cronologicamente collocabile tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Sessanta.

Isabella Reale

Porta da Hiroshima, Ceramica policroma, 1962 cm 150×72

Una Porta da Hiroshima, cotta a pezzi nel forno della casa-studio di Coia di Tarcento, fu premiata alla XXXI Biennale nel 1962 dal Ministero dell’industria e del commercio per la ceramica. Questa dei Copetti è una delle quattro versioni. La porta investita dall’esplosione nucleare rivela l’angoscia, ma anche la forza di Ceschia.

Gong da Hiroshima, Fusione in bronzo, 1961 Diametro cm 90

Esposte nelle famose mostre canadesi a Toronto e Ottawa nel 1983, le opere fanno parte delle sculture degli anni Sessanta in cui alla ghisa vengono incorporati metalli diversi, che “evidenziano il valore autonomo della materia, che nel brutalismo del suo enunciato e della sua trattazione, rilancia la barbarie dei temi affrontati.“ Con Gong, Dischi e Scudi, Ceschia si emancipa dal canone figurale, portandosi “in territori in cui forte è la tensione astratta che trova nella serie delle Sfere la sua più alta affermazione.”

(* ) “Luciano Ceschia”, Pordenone, 2006 https://bit.ly/3cWYusq

(**) Massimo de Sabbata, “Dizionario biografico dei friulani”

(***) Isabella Reale, “Luciano Ceschia.Tra natura e artificio”, Copetti Antiquari 2019

(****) “Luciano Ceschia”, Aquileia 2012 https://bit.ly/2y5tfN7