Titolo:Mario Negri, dalla Villa Necchi Campiglio ad Arte Fiera

Data:16.01.2020

Mario Negri, dalla Villa Necchi Campiglio ad Arte Fiera

Grande Grembo (1975-1977) bronzo. Qui esposto alla mostra presso la Rotonda della Besana, Milano, 1989. Foto Bottura

Gli ultimi mesi hanno segnato un ritorno di Mario Negri nel mondo delle esposizioni e nel mercato dell’arte. Dopo il successo della mostra a Villa Necchi Campiglio, una dozzina di sculture in bronzo usciranno dallo studio di via Stoppani, a Milano, per giungere in fiera a Bologna, che sarà quindi la nuova occasione per vedere – e per acquistare – alcune opere straordinarie.

Quello che fu lo studio di Mario Negri dal ’63 all’87, l’ultimo, si trova in una zona tranquilla di Milano. La morte improvvisa ne ha congelato l’esistenza e in ogni centimetro quadrato vi è traccia dell’uomo e dell’artista. Tutto è rimasto com’era: cartoline, appunti, citazioni sulla lavagna, note, libri, lettere. Naturalmente sculture.

Mario Negri aveva deciso di essere scultore tornato dalla lunga parentesi della guerra e da due anni di prigionia, imparando il mestiere e la tecnica dagli artigiani. Pur non possedendo il mestiere, aveva chiare però l’idea e la convinzione della sua vocazione. «Mi basterebbe essere scultore, anche se marginale», scriverà ancora quarant’anni più tardi. (*)

«La solitudine dei due anni di prigionia gli hanno precisato la vocazione di essere scultore.»- racconta la figlia Marina, che ora ne conserva opere e memoria con grande energia e progetti per il futuro. «Lo studio di via Stoppani dal 2007 è uno spazio aperto al pubblico su appuntamento, dal 2011 è inserito in Storie milanesiQuesto carattere di luogo di lavoro lo vogliamo mantenere così com’è, e farlo diventare il luogo della catalogazione, degli archivi, con qualche scultura.» Il progetto futuro, oltre allo studio come luogo degli archivi, accarezza l’idea di dar vita ad una gipsoteca a Tirano, luogo natale di Negri, in un palazzo ottocentesco acquistato dal comune che diventerà uno spazio per promuovere gli artisti del territorio. E le sculture in bronzo? «Sarebbe bello che una parte fossero accolte in un museo a Milano. Di ogni scultura Negri decideva prima quante copie farne. Nel catalogo completo si vedono le sculture fatte e quelle previste. Noi ne teniamo una per le copie d’artista, e le altre, molto poche, sono in vendita.»

Quello che fu lo studio di Mario Negri dal ’63 all’87, l’ultimo, si trova in una zona tranquilla di Milano. La morte improvvisa ne ha congelato l’esistenza e in ogni centimetro quadrato vi è traccia dell’uomo e dell’artista. Tutto è rimasto com’era: cartoline, appunti, citazioni sulla lavagna, note, libri, lettere. Naturalmente sculture.

Mario Negri aveva deciso di essere scultore tornato dalla lunga parentesi della guerra e da due anni di prigionia, imparando il mestiere e la tecnica dagli artigiani. Pur non possedendo il mestiere, aveva chiare però l’idea e la convinzione della sua vocazione. «Mi basterebbe essere scultore, anche se marginale», scriverà ancora quarant’anni più tardi. (*)

«La solitudine dei due anni di prigionia gli hanno precisato la vocazione di essere scultore.»- racconta la figlia Marina, che ora ne conserva opere e memoria con grande energia e progetti per il futuro. «Lo studio di via Stoppani dal 2007 è uno spazio aperto al pubblico su appuntamento, dal 2011 è inserito in Storie milanesiQuesto carattere di luogo di lavoro lo vogliamo mantenere così com’è, e farlo diventare il luogo della catalogazione, degli archivi, con qualche scultura.» Il progetto futuro, oltre allo studio come luogo degli archivi, accarezza l’idea di dar vita ad una gipsoteca a Tirano, luogo natale di Negri, in un palazzo ottocentesco acquistato dal comune che diventerà uno spazio per promuovere gli artisti del territorio. E le sculture in bronzo? «Sarebbe bello che una parte fossero accolte in un museo a Milano. Di ogni scultura Negri decideva prima quante copie farne. Nel catalogo completo si vedono le sculture fatte e quelle previste. Noi ne teniamo una per le copie d’artista, e le altre, molto poche, sono in vendita.»

Trivero o La stele di Trivero (progetto 1975-76), edizione prevista in tre esemplari numerati ed uno non numerato

Nello stand di Copetti Antiquari ad Arte Fiera, Mario Negri condividerà lo spazio insieme a Pinuccio Sciola. Non separati ma in dialogo. Due autori “capaci entrambi di emozionare”, poco presenti sul mercato dell’arte e difficili da reperire.

Ci piace la loro scultura e il loro linguaggio artistico. Negri è particolarmente congeniale al nostro tipo di proposta per la sua storia, per la vicenda umana e artistica che rappresenta. La sua scultura è proprio “novecentesca”, ha qualcosa di monumentale che emerge anche nelle sculture più piccole. Le sculture, anche quelle di venti centimetri, hanno sempre bisogno di spazio perché hanno molta forza.

Massimo Copetti

Cosa vedremo di Mario Negri ad Arte Fiera 2020 a Bologna?

Lo scoglio, cat. 248 – Donna seduta, cat. 248 – Rilievo Parietale, cat. 114 – Trofeo, cat 226 – Figura d’uomo, cat. 231 – Orizzontale, cat. 285 – Tutta una vita insieme, cat. 288 – Grande grembo, cat. 300 – Trivero, cat. 305 – Deserto dei tartari, cat. 309 – Tramont’Alba, cat. 329 – Ricerca per una figura mitologica, 354 – Famiglia a tre, cat. 359. (**)

Tutta una vita insieme (1973), bronzo. Edizione prevista in tre esemplari numerati

Tutta una vita insieme (1973), bronzo. Edizione prevista in tre esemplari numerati

Sciola e Negri hanno espresso nell’arte una grande forza e nell’interesse e nella collaborazione con grandi architetti possiamo trovarne un filo comune. Per Negri da una parte c’era lo spazio (gli studi di Architettura abbandonati con l’inizio della guerra e poi la grande amicizia con Gio Ponti che lo portò a scrivere per Domus), dall’altra la figura umana, presente anche quando non visibile. Nello spazio fisico si percepisce la presenza dell’umano nei particolari (panchine, scale, muretti a secco). Un esempio? Trivero o La stele di Trivero, che sarà in vendita a Bologna nello stand Copetti Antiquari. Un’oasi zen, un intervento nel paesaggio con uno gnomone che nell’idea iniziale doveva essere alto 12 metri e fungere da grande meridiana monumentale, e che non fu mai realizzato.

(*) Mario Negri. Note di studio, a cura di Stefano Esengrini, Pagine d’arte, Salvioni Arti Grafiche, Bellinzona 2018

(**) i riferimenti ai numeri delle opere sono in: Mario Negri. Catalogo delle sculture, a cura di A. FINOCCHI, Milano 1995

Un ringraziamento particolare a Marina Negri.